L'Alto Adige in età romana
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L’ALTO ADIGE IN ETA’ ROMANA La conquista del territorio alpino era obiettivo primario del piano espansionistico di Augusto, dal momento che le Alpi orientali, con i loro passi e valichi facilmente transitabili, potevano garantire un rapido spostamento delle truppe verso nord. I Romani erano arrivati in Val d’Adige già prima dell’età augustea: sappiamo che Tridentum era un municipium fin dal 49 a.C. La conquista (25 a.C. - 13 a.C.) del territorio dell'odierno Alto Adige avvenne ad opera di Druso, che si riunì con le truppe comandate da Tiberio nella Valle dell’Inn. Considerato il fatto che Tridentum era già un municipium e che la Pusteria faceva parte del Noricum, regno alleato di Roma, la conquista riguardò probabilmente l’alta valle dell’Adige e la Val d’Isarco. A La Turbie, ai piedi delle Alpi Marittime c’è il Trophaeum Alpium, che in una iscrizione ricorda i nomi dei popoli vinti durante le campagne tra il 25 ed il 14 a.C: tra questi compaiono i Venosti e gli Isarci e i Breuni. Secondo quanto riportato da Cassio Dione, con l'arrivo dei romani i Reti furono deportati in massa ed arruolati come nelle truppe ausiliarie di Roma. usiliari dei Romani. Il territorio nel quale rientrava anche quella che oggi è la nostra provincia era in età romana diviso tra le seguenti regioni: 1.X REGIO Venetia et Histria con capoluogo Aquileia. Il suo confine settentrionale arrivava probbailmente a Ponte Gardena, dove era situata una stazione daziaria. 2.NORICUM regno celtico alleato di Roma, che all’incirca nell’età di Claudio passò a Roma per esaurimento della dinastia, . 3.RAETIA cui apparteneva il territorio occupato durante la campagna di Druso. Governata dapprima transitoriamente, divenne provincia sotto Claudio aveva come capitale AUGUSTA VINDELICORUM, l’odierna Augsburg. Agli inizi del IV secolo, l'imperatore Diocleziano, nell'ambito della propria riforma amministrativa, divise la Rezia in due province: la Raetia I, con capitale Curia (Chur) che comprendeva la parte occidentale dell'antica provincia e la Raetia II, con capitale Augusta Vindelicorum (Augsburg), che comprendeva invece il territorio tra Arlberg, il Danubio e il corso dell'Inn. Entrambe le Rezie, vennero riunite da Diocleziano nella Diocesi d'Italia. Il Norico, per effetto delle medesime riforme fu suddiviso in due province: la parte settentrionale costituì il Noricum Ripense, quella meridionale il Noricum Mediterraneum. Entrambe le province furono comprese nella Diocesi delle Pannonie (diocesis Pannoniarum), a sua volta inquadrata nella Prefettura del praetorio dell'Illirico (praefectura praetorio per Illyricum). Nel 46 d.C., sul tracciato aperto da Druso, venne ampliata la via Claudia Augusta, che dalla Val d’Adige risale verso la Val Venosta e il passo Resia (cfr. miliario di Rablà).. A questa via di transito si aggiunse successivamente, nel III sec., per ragioni militari, fu aperto il tratto stradale tra Pons Drusi e Matreium (forse fu proprio in questo periodo che sorse Vipitenum).
LE STRADE A Fortezza c’era il raccordo con la via Claudia Augusta Altinate, che risaliva da Altino, vicino a Venezia, attraverso la Pusteria (secondo un’altra ipotesi entrambe le vie passavano però per il Trentino). Queste vie per la loro importanza erano oggetto di una accurata manutenzione e lungo il loro tracciato venivano collocate le pietre miliari che indicavano in miglia la distanza tra i centri più grandi. Lungo queste strade nacquero le stazioni stradali romane che conosciamo sia dalla Tabula Peutingeriana che dall’Itinerarium Antonini, due guide stradali che risalgono al III-IV secolo d.C. Nella Tabula Peutingeriana (dal nome dell’umanista August Konrad Peutinger ) compaiono le seguenti località: Verona, Tredente, Ponte Drusi, Sublabione, Vepiteno. Fino a Bolzano vi compare la Via Claudia Augusta, che poi prosegue in un'altra direzione, il che testimonierebbe che nel IV secolo il percorso lungo la Val Venosta fosse stato abbandonato. Delle stazioni stradali citate dai due itineraria - Endidae (Egna), Pons Drusi (Bolzano?), Sublavione (la cui ubicazione è di recente assai dibattuta), Vipitenum, Sebatum (San Lorenzo), Littamum (San Candido) - abbiamo pochissime tracce, fatta eccezione per Littamum e Sebatum i cui ritrovamenti ci permettono di ricostruire con una certa sicurezza le caratteristiche di questi centri. Per le loro necessità strategiche i romani dovevano costruire stazioni stradali dove si concentravano gli scambi commerciali e si tenevano dei veri e propri mercati nei quali la gente portava a vendere i propri prodotti. Qui i viaggiatori di passaggio potevano sostare, cambiare i cavalli, mangiare e dormire.
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