Incontro a Verona: Ontology, Folksonomy
di enrico - 1 March 2008Martedi’ 26 febbraio con Betta e Leila ho seguito a Verona una lezione di Luisanna sul Web2.0. Un paio di slides su ontologie e folksonomy hanno attirato la nostra attenzione.
Bisogna partire da una fortunata definizione di ontologia , proposta nei primi anni 90 da Thomas R. Gruber della Stanford University : “An ontology is an explicit specification of a conceptualization”. E Gruber aggiunge subito dopo, per delimitare bene il campo della sua definizione: “The term (ontology n.d.r.) is borrowed from philosophy, where an ontology is a systematic account of Existence. For knowledge-based systems, what “exists” is exactly that which can be represented. “
Specificare esplicitamente una concettualizzazione significa dunque esibire un inventario condiviso degli oggetti di un certo dominio, formularne le definizioni, elencarne gli attributi e formalizzarne le relazioni.
Quelli che vengono prese in esame sono i caratteri esssenziali, perché cio’ che importa è riuscire a distinguere un oggetto dall’oggetto che gli sta immediatamente vicino, sopra o sotto nella gerarchia dei concetti del dominio in esame.
Questo modo di categorizzare segue lo schema di un “albero di Porfirio”: l’idea di fondo del web basato sulle ontologie sembra essere quella della semantica a dizionario (Umberto Eco, L’albero di Porfirio, in Semiotica e filosofia del linguaggio, Torino:Einaudi 1984) .
Klay Shirky, in Ontology is Overrated: Categories, Links, and Tags e’ intervenuto a proposito dell’approccio ontologico, mostrandone alcuni limiti. Shirky scrive: “Today I want to talk about categorization, and I want to convince you that a lot of what we think we know about categorization is wrong. In particular, I want to convince you that many of the ways we’re attempting to apply categorization to the electronic world are actually a bad fit, because we’ve adopted habits of mind that are left over from earlier strategies.”.
Mediante alcuni grafi Shirky mostra l’evoluzione da un sistema gerarchico verso un sistema basato sulle connessioni. Questi grafi rappresentano probabilmente il miglior “manifesto” del web2.0:
hierarchy
hierarchy_links
hierarchy_lots_links
just_links.
Come si vede, la categorizzazione ad albero, condivisa dal gruppo degli ontologi, viene progressivamente rimpiazzata da una organizzazione determinata dai links degli utenti della rete: da una Ontology si passa a una Folksonomy.
Luisanna, a Verona, ha ripetutamente sottolineato proprio questo aspetto: l’organizzazione gerarchica delle categorie non scompare improvvisamente ma viene lentamente messa in ombra da un sistema basato sui rinvii di significato, fino ad essere superflua.