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Tra i perchè che ho desiderato porre alla fine di quest’estenuante anno scolastico c’è anche quello relativo al podcast.
L’esperienza di “Suoni poetici” è stata fondamentale per tutta una serie di motivi, non sto qui a spiegarli, ma hanno fornito l’occasione di vivere momenti di puro divertimento, serenità, allegria, collaborazione, ludicità (vi ho risprmiato le registrazioni delle mie liti con Domenico, Gaetano, Salpio e Francesco sulla mia incapacità di utilizzare bene l’mp3 per il fatto che rosicchio le unghie e dunque non becco mai i tastini giusti ).
Il podcast mi ha sempre fatto riflettere: ho cominciato con me, ho scoperto che non conoscevo la mia voce, mi sono sentita come il protagonista di “Uno, nessuno e centomila”… questa sono io? Com’è possibile? Quando gli altri mi ascoltano sentono questa qui? Ho notato, forse per il mio carattere, che c’era una distanza abnorme tra il mio pensiero e la mia fisicità, la voce. Dovevo “rendermi” familiare a me stessa. Ho cominciato a registrare e le prime volte avevo il tremendo imbarazzo di riascoltarmi, poi ne ho avuto di meno, ma ce l’ho ancora.
Ho esteso questa riflessione agli alunni, ho cominciato a conoscerli veramente così: il timido, il sicuro, il vanitoso, il ritroso, il coraggioso, l’insicuro. Quanti ne ho riconosciuti come me. Man mano li sentivo sempre più curiosi, presi, coinvolti, divertiti… poi avrebbero voluto registrare anche il “Ciao” del mattino. Col podcast (e questo blog) hanno cominciato a collegarsi anche da casa, a rendere partecipi i genitori, a chiedere l’acquisto del pc.
A prescindere dal forte supporto didattico, nel senso che non si sono mai verificati problemi di lettura o di studio, mi è piaciuto l’aspetto educativo dell’esperienza: se ci provo, io posso farcela!
Spero che rimanga loro proprio questo insegnamento.
Qui il video di documentazione
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