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Siamo quasi alla fine del percorso con il primo gruppo di alunni impegnati nel progetto Art Gallery e dunque possiamo tirare un po’ le somme e fare qualche osservazione.
Intanto, premetto che ritengo l’insegnamento assimilabile al lavoro di attore (ho appena ascoltato un’intervista di Mariangela Melato in TV!) nella misura in cui ti consente di sperimentare, imparare, migliorare, creare, … insomma di cercare nuove strade e non fossilizzarsi.
Mi piace molto l’arte in qualsiasi forma e mi è piaciuto molto “pasticciare” con forme, colori, tecniche, materiali diversi.
E qui mi soffermo: l’esperienza con i ragazzi mi ha fatto rilevare quanto a volte ci lasciamo condizionare da alcuni pregiudizi. M. è un bambino estrememamente vivace, esuberante, desideroso di essere al centro dell’attenzione generale. Di solito si pensa che a questo tipo di bambino sarebbe più adatto un progetto di tipo motorio, che gli consentisse di liberare tutta l’energia interiore.
Dipende.
M. ha mostrato subito un forte interesse per la pittura: si è appassionato all’acquerello, alla tempera, alla ricerca e alla sperimentazione di nuovi colori e di nuove forme. Con pazienza certosina è stato lì ad eseguire i suoi lavori, rilassato e tranquillo nel cercare di esprimere le sue emozioni.
F. mi ha colpito per la ricerca continua dell’ispirazione e ciascuno ha vissuto con entusiasmo un’esperienza che speriamo possa essere il prodromo ad altre sempre più efficaci dal punto di vista della ricerca interiore, dell’espressione e della comunicazione.
Quanto è contato poi il supporto tecnologico? Molto, se consideriamo il fascino di una dimensione che ti consente di “entrare, girare, osservare” ammirato il tuo lavoro visto dal di fuori di te e anche di essere ammirato da altri.
Ecco quanto conta la combinazione sincrona e complementare di “fare” diversi ma sempre finalizzati alla crescita e alla maturazione degli alunni.
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