Muri, porte, finestre, un tetto
di eddangela - 14 February 2007Riflettevo su quanto sia difficile cercare di non superare i limiti della libertà dell’altro, su come sia faticoso sentirsi liberi di esprimersi ma senza per questo invadere il campo altrui e quanto spesso la nebulosità delle mie idee possa essere fuorviante per gli alunni.
Nella scelta del modello del teatro “io” vedevo tutto azzurro, è una mia necessità, in questo periodo di espansione dell’io non voglio limiti e qualsiasi strettoia mi dà un senso di claustrofobia. Ma il bambino è un essere con una sua precisa personalità: mi hanno dato un bell’alt esprimendo con chiarezza il desiderio di avere un teatro con muri, porte, finestre, un tetto. Io un po’ ci sono rimasta, perchè pensavo che la spazialità fosse più vicina al loro modo di pensare e di sentire e mi ha sorpreso “ascoltare” (e lo metto tra virgolette perchè avrei dovuto invece “sentire” prima che me lo dicessero) questa loro richiesta. In altri termini, laddove un bambino può spaziare sceglie di riproporre il suo mondo, quello che già conosce, con le sue caratteristiche reali? E’ un po’ di giorni che ci ripenso: quanto ci si può sentire inadeguati a cogliere, sentire, capire e non solo a volte.
E’ proprio vero, dunque, e la quotidianità lo conferma, che il bambino va ascoltato, e non solo con le orecchie, va percepito attraverso le sensazioni, va “letto” nella sua richiesta espressa e in quella che timidamente resta inespressa.
Non ritengo affatto di essere all’altezza, ma spero almeno di incoraggiare sempre la libertà di espressione e di comunicazione.
ps. mi piace molto questa poesia
tags esterni :Technorati Tags: identità, infanzia.