L’infinito (Giacomo Leopardi)

Sempre caro mi fu quest’ermo colle, 
E questa siepe, che da tanta parte 
De l’ultimo orizzonte il guardo esclude. 
Ma sedendo e mirando, interminato 
Spazio di là da quella, e sovrumani 
Silenzi, e profondissima quiete 
Io nel pensier mi fingo, ove per poco 
Il cor non si spaura. E come il vento 
Odo stormir tra queste piante, io quello 
Infinito silenzio a questa voce 
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, 
E le morte stagioni, e la presente 
E viva, e ‘l suon di lei. Così tra questa 
Infinità s’annega il pensier mio: 
E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare. 
 
(Recitata da Samuele Scuola Elementare Maria Consolatrice Milano)

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