Archivio di Giugno, 2007


Pioggia (F. Garcia Lorca) (0 commenti, scrivi tu)

O pioggia silenziosa, senza burrasca
e senza vento,
pioggia serena e pacifica di campi
e di dolce luna:
pioggia buona e pacifica, vera pioggia
quando amorosa e triste cadi sopra le case.

(Recitata da Filippo, Tommaso, Alberto classe 2°b scuola primaria)

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Il tuono (G. Pscoli) (0 commenti, scrivi tu)

E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.

(Recitata da Giorgio, Paolo e Veronica classe 2°b scuola primaria)

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E l’acqua (R. Piumini) (0 commenti, scrivi tu)

E l’acqua

E l’acqua
fresca nasce
fa ruscelli
scende
casca sui sassi
scroscia
e frusciando
fa il fiume.

E l’acqua
sciolta nuota
nelle valli
e lunga e lenta
larga
silenziosa
luminosa
fa il lago.

E l’acqua
a onde muore
non muore mai
e muore
non muore mai
e muore
mentre immensa
fa il mare.
(Recitata da Vittorio, Martina Pietro classe 2°b)

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Il Passero Solitario (G. Leopardi) (0 commenti, scrivi tu)

D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.

Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.

Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

(Recitata da Bruno Portesan, regista e attore)

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Pianto antico (G. Carducci) (0 commenti, scrivi tu)

L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da’ bei vermigli fior
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.

(Recitata da Bruno Portesan, attore e regista)

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NON MI ARRENDO (nel silenzio… sono viva) (2 commenti)

Sono sola in mezzo al mare
aggrappata ad un relitto
guardo intorno le rovine
di quel ch’era la mia vita.

Tutt’intorno è una distesa
sempre uguale, uniforme,
c’è il silenzio innaturale
che segue alla tempesta.

Sono sola e tanto stanca
non ho voglia di salvarmi
non ho forza di nuotare
e approdare in un deserto.

Sono esausta e le mie mani,
stanche, lasciano la presa
sto affondando e chiudo gli occhi
e afferro gli ultimi pensieri.

Dio, che faccio? La dò vinta?
E mi arrendo a questa vita?
Io son forte, io sono viva
e voglio raggiungere la riva.

E raccolgo la mia forza
e richiamo in me la vita
dormirò, riposerò e una
volta ancora ricomincerò.

(Poesia scritta e recitata da Angela)

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Vagando (0 commenti, scrivi tu)

Ho vagato e poi vagato
e dovunque sì ho cercato

camminando camminando
ho percorso tutto il mondo

e a chiunque domandavo
la risposta non avevo.

Sono qui, che vago ancora
ed è giunta la mia ora

e non ho ancora ben capito
il perchè della mia vita.

(Poesia scritta e recitata da Angela)

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Il vento d’Inverno (0 commenti, scrivi tu)

I corpi sparsi
come tante marionette,
e sangue intorno
che sembra il mare al tramonto.
Occhi aperti a guardare il cielo
che qui, nel deserto, sembra più vicino.
Labbra contratte
per la rabbia e il dolore.
Mani serrate
nello sforzo di vivere.

Quante foglie cadute
nel vento d’Inverno.
Quanti rami nudi
all’alba di domani.

agosto 2006

(Poesia scritta e recitata da Angela)

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La tigre e la fragola (da 1001 storie Zen di Muju, il non-dimorante) (0 commenti, scrivi tu)

Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo. La tigre lo fiutava dall’alto. Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topini, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola. Com’era dolce!

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Morire come le allodole assetate (Gibram Khalil Gibram) (0 commenti, scrivi tu)

morire.jpg

Morire come le allodole assetate
Sul miraggio
O come la quaglia
Passato il mare
Nei primi cespugli
Perché di volare
Non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
Come un cardellino accecato

(Recitata da Vincenzo Santoro)

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