Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti….
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
(da: Terra d’Amore 2003, recitata da Angela Riccardi, attrice e doppiatrice)
Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una tempesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mai amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento.
(recitata da Angela Riccardi, attrice e doppiatrice)
Odio la Solitudine
ma Ella vive in me
come una radice
come un frutto di pesca senza seme
solo incontrandoti
ne avrei ragione
solo nella notte
vicina al mio cuore
potresti scacciarla
come un sasso
in una vita da pastore
scaccia un cane feroce.
Ho fatto un grande sogno ma non ne ricordo
niente babbo amiamo le teste bruciate
dell’amore ma non la misericordia e
i chiodi come coltelli di gelosia
tra poco cadrà la strada su di te
spergiuro sulla mia infanzia scrivo
lettere, se non mi dai da mangiare
i capelli mi diventeranno come crine
e come un fucile. Notte di lupi
sprangare l’angelo del vento
qui è la piega
dove non sarà nuovo morire
— ho trentacinque anni, e m’è passata
Quasi di testa ogni corbelleria;
O se vi resta un grano di pazzia,
Da qualche pelo bianco é temperata. Mi comincia un’età meno agitata,
Di mezza prosa e mezza poesia:
Età di studio e d’onesta allegria,
Parte nel mondo e parte ritirata.
Poi, calando giú giú di questo passo
E seguitando a corbellar la fiera,
Verrà la morte, e finiremo il chiasso. E buon per me, se la mia vita intera
Mi frutterà di meritare un sasso
Che porti scritto: “Non mutò bandiera.”
Io per l’Italia
Mi fo squartare:
La vo’ redimere,
La vo’ salvare.
L’avere e l’essere
Nessun risparmi.
Sorgete, o popoli!
All’armi! all’armi!
Quanto a proteggere
L’ordine interno,
Quanto all’infamie
Qui del Governo,
Poter di Dio!
Ci penso io,
E ho l’occhio desto.
Andate, io resto
Giusto per questo.
Che salvatore!
Che redentore!
Che largità!
Viva l’Italia,
La libertà!
Bravo bravissimo
Per verità.
Che tolleranza!
Che fratellanza!
Che carità!
Viva l’Italia,
La libertà.
Ah che schiettezza,
Che onoratezza,
Che verità!
Ma che piacere,
Ma che maniere,
Che civiltà!
Oh che talento,
Oh che portento,
Che venustà!
Che valentuomo,
Che perla d’omo,
Che dignità!
Viva l’Italia,
La libertà.
Bravo bravissimo
Per verità.
Sono, gli sforzi di noi sventurati,
sono, gli sforzi nostri, gli sforzi dei Troiani.
Qualche successo, qualche fiducioso
impegno; ed ecco, incominciamo
a prendere coraggio, a nutrire speranze.
Ma qualche cosa spunta sempre, e ci ferma.
Spunta Achille di fronte a noi sul fossato
e con le grida enormi ci spaura.
Sono, gli sforzi nostri, gli sforzi dei Troiani.
Crediamo che la nostra decisione e l’ardire
muteranno una sorte di rovina.
E stiamo fuori, in campo, per lottare.
Poi, come giunge l’attimo supremo,
ardire e decisione se ne vanno:
l’anima nostra si sconvolge, e manca;
e tutt’intorno alle mura corriamo,
cercando nella fuga scampo.
La nostra fine è certa. Intonano, lassù;
sulle mura, il canto funebre.
Dei nostri giorni piangono memorie, sentimenti.
Pianto amaro di Priamo e d’Ecuba su noi.
(Recitata da Gabriella garofalo)
Edizioni Mondadori - Traduzione di Filippo Maria Pontani
Ogni orologio va per suo conto,
non ha suoni la materia
se l’anima rialza
dura come d’estate l’erba,
avida di pioggia -
non c’è problema,
moriranno tutte le paure
ripete luna, non sembra
sconvolta più di tanto,
ma non lo perde
il vizio di rischiararti
con le prime parole che le vengono,
perché piuttosto non discute
con stelle poco entusiaste di lavoro?
Forse un’altra perdita di tempo,
come le strategie contro la roccia la terra
di radici, di piante che sperano levarsi
nel prossimo futuro, magari in settimana -
ravvediti, nessun dio percuote
adirato la tua terra,
non hai rilievi non hai roccia,
persino nel sonno ti congedano -
costola di Adamo,
grembo che di schianto
cede.