Laboratorio di audiopoesia con la classe II A
Docente D. Lippera
Scuola secondaria di primo grado J. Barozzi - IC Confalonieri (Milano)
Come animare un laboratorio sulla poesia in una seconda media? Certamente una possibilità è data dall’uso del podcast. All’inizio la proposta di leggere delle poesie, e registrarle per poi riascoltarle in Internet , o scaricarle nell’mp3, è stata accolta in classe con contenuto entusiasmo. Nessuno degli alunni sapeva cosa fosse un podcast (neanche l’insegnante a dire il vero); solo gli alunni più esperti di informatica hanno immediatamente intuito le potenzialità della proposta. Sono stati i primi a prepararsi e a creare un rap sulla poesia Domenica al mare di Marcello Argilli, che avevamo letto in classe. La performance dei rappers registrata durante un primo incontro di presentazione del podcast “suoni poetici” è stata bellissima e accolta con entusiasmo dai compagni. Tanto più che era la prima volta in tutto l’anno scolastico che quei ragazzini si erano così impegnati, e prima di tutti gli altri. (continua a leggere nell’allegato)
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A terra
Atterrato
Mi guardo
Atterrito
Vivo
Intorno
Il cielo
Chiaro
Da dove
Caddi
In volo
Assente
Il dolore
La ruota
Gira
Accanto
La testa
Assente
Il sapore
La vita
Mi sfugge?
Le facce
Riempiono
Il cielo
Assente
Il rumore
La luce.
(Recitata da Tommaso)
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So vedere una mosca nel latte,
so riconoscere l’uomo dal vestito,
So distinguere il bel tempo dal brutto,
So giudicare dal melo la mela,
So conoscere dalla gomma l’albero,
So quando tutto è poi la stessa cosa,
so chi lavora e chi non fa un bel niente.
So tutto, ma non so chi sono io.
(Recitata da Andrea Pirovano)
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Io non sono nessuno! E tu chi sei?
Nessuno pure tu?
Allora siamo in due, ma non lo dire!
Potrebbero bandirci, e tu lo sai
Che grande noia essere qualcuno!
Quanto volgare dire il nome tuo
per tutto giugno - come fa la rana -
a un pantano che ti ammira.
(Recitata da John Paul Habab)
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Di nubi grigie a un tratto il cielo fu sporco;
e il tuono brontolò con voce d’orco .
Si cacciò avanti lungo lo stradone,
carta, fogli ed uccelli il polverone.
Si udirono richiami disperati,
tonfi d’ imposte e d’usci sbatacchiati.
Si vider donne lottar in un prato
con gli angeli impauriti del bucato.
Poi seminò la pioggia a piene mani
tetti e vie di danzanti tulipani;
tagliò il passaggio, illividì ogni cosa
in polverio d’acqua luminosa.
(Recitata da Francesca Bordonaro)
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Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
(Recitata da Ilaria Astone)
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Si andava per funghi
sui tappeti di muschio
dei castagni.
si andava per grilli
e le lucciole
erano i nostri fanali.
si andava per lucertole
e non ne ho mai
uccisa una.
si andava sulle formiche
e ho sempre evitato
di pestarle.
si andava all’abbecedario,
all’imbottimento primario
secon-terziario, mortuario.
si andava su male piste
e mai ne sono stato
collezionista.
si andava per la gavetta,
per l’occupazione,
per la disdetta, per la vigilanza,
per la mala ventura.
si andava non più per fughi
ma per i tempi lunghi
di un’ età più sicura,
anzi per nessun tempo
perché non c’era toppa
nella serratura.
(Recitata da Matilde Bignamini)
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Dopo tanta
nebbia,
a una
a una
si svelano
le stelle,
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo,
Mi riconosco
immagine
passeggera,
Presa in un giro
immortale.
(Recitata da Alessia Biffi)
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Il genio purtroppo non parla
Per bocca sua.
Il genio lascia qualche traccia di zampetta
Come la lepre sulla neve.
La natura del genio è che se smette
Di camminare ogni congegno è colto
Da paralisi.
Allora il mondo fermo nell’attesa
Che qualche lepre corra su improbabili nevate.
Fermo e veloce nel suo girotondo
Non può leggere impronte
Sfarinate da tempo,
indecifrabili.
(Recitata da Luca Cremonesi)
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