..e quindi se dice la verità.. per correre ci vogliono scarpe da tennis….
La suola delle scarpe da ginnastica è liscia…..non lascia questi strani segni…
Sembrerebbe la suola di un anfibio: uno scarpone grosso, resistente, con la suola seghettata….tipica di una divisa militare.
Forse di un poliziotto? si, certo diversi poliziotti sono entrati in macelleria per raccogliere indizi….ma….perchè un’impronta così strana??
Ma soprattutto non credo che gli agenti siano così imbranati da inficiare la scena del delitto..
A meno che un vigile non sia coinvolto in questo delitto..
e se non sbaglio un vigile su tutti..
Certo,il vigile Vincenzo candidato sindaco contro Marcello, adesso il discorso torna..
tutti avrebbero votato marcello…è un movente perfetto…e poi Vincenzo stamattina nessuno lo ha visto…ecco chi è il colpevole, è Lui!”
Gadget ha di nuovo fiutato la pista giusta lasciando sbalorditi i vigili che avevano deciso di chiudere le indagini. Adesso occorre interrogare Vincenzo e portarlo alla confessione.
L’ispettore avvolto nel suo impermeabile grigio si reca in piazza dove Vincenzo sta parlando ai cittadini, durante l’ultimo comizio elettorale: doveva convincere la gente a votarlo.
Vincenzo:”Cari cittadini, nonostante la tragedia che ha colpito la nostra piccola cittadina, io rinnovo il mio impegno a governare questa città anche per il buon nome del nostro caro Marcello che resterà sempre nei nostri cuori…”
(APPLAUSI)
Archivio della categoria ‘Laboratorio Bicocca’
La scientifica comunica alla centrale di polizia come è avvenuto l’omicidio: il macellaio è morto a causa di un forte colpo in testa effettuato con un tagliere.
La polizia locale, soprattutto l’agente Vincenzo, è convinta della colpevolezza dell’anziana signora e decreta concluso il caso. L’ispettore Gadget pensa invece che l’indagata sia innocente poichè, data la sua statura e corporatura, non avrebbe avuto la forza fisica necessaria per uccidere il genero, così decide di proseguire nelle indagini. Il nostro infallibile ispettore si mette alla ricerca di un nuovo sospettato. Dai vicini della macelleria scopre che la mattina dell’omicidio il garzone e il macellaio hanno avuto una violenta discussione. Il garzone è un uomo alto e robusto, di poche parole e dall’aspetto trasandato.
Gadget decide di interrogarlo:
Ispettore:”Ho saputo che domenica mattina ha avuto una violenta discussione con il macellaio, per quale motivo?”
Garzone:”Quell’infame mi ha licenziato all’improvviso, senza alcuna spiegazione!Io ho dato tutto per quel lavoro!”
Ispettore:”E lei è andato lì di domenica?”
Garzone:”Sono andato da lui perchè mi doveva pagare ancora l’ultimo mese di lavoro e avevo assolutamente bisogno di quei soldi per pagare l’affitto, ma lui continuava a rimandare”
Ispettore:”Dal suo tono sembrerebbe che provava del rancore verso quell’uomo, o mi sbaglio?E così ha deciso di ucciderlo per vendicarsi!?”
Garzone:”E’ vero ero arrabbiato, però non tanto da ucciderlo, inoltre quella domenica mattina dopo aver discusso con lui, per sbollire la rabbia sono andato al parco a correre, come d’abitudine”
Ispettore:”Il suo alibi verrà verificato. Spero per lei che quello che ha raccontato sia vero!”
Gadget decide di fare un sopralluogo nella macelleria: “mmmh….e questa che cosa è?….un’impronta……di scarpe…e che scarpa potrebbe essere?mmmm ad occhio e croce mi sembra un 46….un po’ grossa per la signora Maria Pia..di chi potrebbe essere??Vediamo un po’ rimane sempre quel giovane garzone.. alto è alto…quindi la misura potrebbe essere giusta…eppure ricordo che nella deposizione aveva affermato che quella mattina era a correre nel parco…
Questi dissidi erano nati a causa del lavoro del genero in quanto la signora essendo una convinta animalista, non approvava il matrimonio della figlia con “un assassino”.
Iniziò così il movimentato interrogatorio della signora.
Gadget iniziò chiedendole:”Come mai è andata in macelleria a quest’ora del mattino?Oltretutto di domenica!?”
E la signora rispose con tono offeso:”Come ogni domenica mattina mi stavo recando a messa e passando davanti alla macelleria, ho notato che la porta era aperta, così sono entrata”.
Gadget insospettito:”Date le sue note convinzioni, strano che abbia deciso di entrare, trovando proprio lei per prima il cadavere”
La signora innervosita, con tono autoritario:”Lei non si sarebbe insospettito vedendo la macelleria aperta la domenica mattina!?Sono entrata contro la mia volontà perchè sentivo che c’era qualcosa che non andava visto che quello scansafatiche non ha mai avuto voglia di lavorare, FIGURIAMOCI LA DOMENICA MATTINA!!”.
La sua macelleria è molto conosciuta in paese, anche perchè è l’unica, è posta nel centro storico.
Marcello da qualche tempo si è appassionato alla politica e ha deciso di diventare sindaco, perchè lui più di altri conosce i problemi dei suoi concittadini.
Gadget, arrabbiato getta lo zaino per terra e indossa l’immancabile impermeabile grigio e cappello e accorre subito sul luogo del delitto, dove trova il macellaio steso a terra in una pozza di sangue circondato dagli agenti di polizia e dalla signora Maria Pia, suocera della vittima.
Quest’ultima è una arzilla signora sui 68 anni, a capo di un’associazione animalista estremista, la quale opera attivamente con manifestazioni a favore dei diritti degli animali. Nessuno avrebbe mai detto che questa signora minuta, dal fragile aspetto e dalla sua avanzata età, portata male, fosse un personaggio così noto nel paese e attivo socialmente.
L’anziana signora, scossa dal ritrovamento, venne portata in questura per la deposizione, durante la quale Gadget scoprì, dopo un lungo interrogatorio, che tra la vittima e la suocera non scorreva buon sangue.
Una mattina di Aprile, un terribile evento rompe la quiete di Lamon un tranquillo paesino di montagna: un omicidio. L’ispettore Gadget è chiamato ad indagare.
Gadget era molto famoso rispettato per le sue grandiosi doti intuitive nel risolvere i casi: scippi, furti di caramelle, rapine a mano armata, rapine a mano nuda, omicidi, scomparsa di animali domestici ecc ecc..
Gadget è abituato la domenica mattina ad andare in giro per i boschi e fermarsi a pescare il pomeriggio.
Era tutto pronto anche domenica 16 aprile: zaino in spalla, scarponi, canna da pesca e l’immancabile pranzo: 4 panini con mozzarella, maionese, peperoni, prosciutto, tonno, olive, zucchine, asparagi fritti, 4 bomboloni alla crema per dessert.
Mentre stava aprendo la porta ecco quello che proprio non voleva: suona il telefono, è stato trovato il cadavere del macellaio del paese, Marcello.
Marcello Bello è un macellaio di 40 anni, sposato con Nora una giovane impiegata di 35 anni.
Intanto Bruna, da sempre la migliore amica di Peppuccia, è seduta al tavolo e sorseggia vino bianco, incurante della vicenda.
Clara, avvicinandosi alla detective: “Senta, io ho notato una cosa un po’ strana! Bruna, da sempre migliore amica di Peppuccia, ha accompagnato in bagno Peppuccia uscendo in seguito da sola. E adesso, la guardi, è seduta e tranquillamente sorseggia vino.
La Quattrocchi interroga Bruna: ” Lei dove si trovava tra le 22 e le 22.30?”
Bruna: “Ero qui seduta al tavolo con Peppuccia, Ugo e il mio fidanzato Gino”
Quattrocchi:”Mi risulta che lei sia andata in bagno con Peppuccia proprio tra le 22 e le 22.30, me lo conferma?”
Bruna:”Certo, io dovevo solo rifarmi il trucco mentre Peppuccia…penso avesse mangiato un po’ troppo…”
Quattrocchi:”Ha visto entrare qualcuno con voi in bagno?”
Bruna:”Si, Clara! E’ stata lei!
La detective nota che Bruna indossa un solo orecchino d’argento, cosa strana! Decide quindi di andare in bagno: l’orecchino potrà essere la prova dell’omicidio!
In bagno Fulvia vede che nella mano destra della vittima c’è l’orecchino mancante di Bruna: non ha più dubbi.
La detective chiama la Polizia che arriva a sirene spiegate.
Bruna viene ammanettata e confessa:
“Peppuccia aveva scoperto tutto: ero stata io a rubare il fossile in università. Se Peppuccia avesse confessato a tutti la verità, io sarei sicuramente stata incarcerata e non potevo rischiare questo.”
Fulvia Quattrocchi è riuscita a risolvere l’ennesimo caso di omicidio in città!
Detective:”é stata lei ad uccidere la signora Peppuccia?”
Clara:”assolutamente no!non mi è mai stata simpatica ma non è questo uno dei motivi per cui l’avrei uccisa!”
Detective: “abbiamo rilevato la morte tra le 22:00 e le 22:30. Lei ha un’alibi per questa mezz’ora?”
Clara:”certo!stavo parlando con Tobia, al tavolo del rinfresco,può confermarvelo lui stesso!” Clara indica Tobia.
Fulvia Quatrocchi si dirige verso quello che sarà il prossimo sospettato.
Detective:”Buonasera signor Tobia Mano! avremmo una domanda da porle…dove si trovava questa sera verso le 22:00 e le 22:30?”
Tobia conferma l’alibi dell’amica, che però nessuno potrà appoggiare dal momento che non erano stati notati. Egli era un uomo con lo sguardo segnato da una grossa cicatrice che faceva spavento, questa fu la motivazione per cui i compagni di scuola, e in seguito quelli dell’università, lo evitavano. Da qui nacque l’amicizia con Clara.
insomma due personaggi con un movente nei confronti dell’ “amica” d’università e con un debole alibi.
La storia inizia nella calda serata del 16 luglio 2008, durante una festa degli ex allievi
della facoltà di Biologia dell’ Università Bicocca-Milano. Nell’edificio U6 è stata
allestita una grande sala per i festeggiamenti.
Sono circa le 23.00 quando si sente un urlo assordante provenire dal bagno; tutti gli
invitati corrono subito sul posto, la scena è agghiacciante: il corpo di una donna giace a
terra esanime, circondata da una pozza di sangue. Il cadavere è stato ritrovato da Clara
Lesta che, fin dai tempi dell’università non godeva di un’ottima fama.
Si scopre che la donna è la Signora Peppuccia: una donna di mezza età in pensione da quasi
tre anni, sposata con Ugo.
Per tutta la vita si era occupata di ricerca nel campo della biologia medica presso
l’ospedale San Raffaele di Milano. Era una donna semplice, un po’ malinconica. Quando
raccontava dell’Università negli occhi le si leggeva l’insoddisfazione nel non essere
riuscita a frequentare il master a causa dell’ingiusta punizione subita. Infatti era stata
accusata di aver sottratto all’università un prezioso fossile, per poi rivenderlo; ma questo
non era mai stato trovato.
Le porte della sala vengono immediatamente bloccate e Ugo si preoccupa di chiamare il più
bravo investigatore della città.
Fulvia Quattrocchi, figlia di Giandomenico Quattrocchi, il famoso investigatore che risolse
lo strano caso del gioielliere rapito a Venezia. La detective si precipita sul luogo del
delitto a bordo di un elicottero della polizia.
Appena arrivata, esamina il luogo del delitto e inizia a interrogare Clara Lesta, prima
sospettata in quanto presente sul luogo del delitto. Una donna che,fin dai tempi
dell’università, era vista come una persona poco affidabile e questa reputazione, a cui lei
si era abituata ed adattata, le aveva pregiudicato anche la carriera lavorativa.
Era una calda serata d’estate, quando il commisario Ress, detective molto noto per il suo fiuto infallibile, ricevette una chiamata da una cabina telefonica del parco.
Ress, era un uomo dall’aria molto buffa a causa del suo enorme naso rosso come il cappello che indossava giorno e notte e aveva degli occhioni azzurri come il ghiaccio. Quando ricevette la telefonata, se ne stava bonariamente seduto sulla sua poltrona a fumarsi un sigaro cubano bevendo un’ottima grappa alla stella alpina.
Dall’altra parte del telefono si presentò un ragazzo di nome Alex che sembrava molto scosso e agitato, il quale descrisse un orribile scena: ” ehi frà, non puoi starci dentro, ho appena visto un uomo e il suo cane morti, uccisi, insomma “caput”, mi hai capito tigre, fammi sapere se vieni, ciao zio “; il commissario assonnato e incredulo rispose: ” Alex, ascolta, prima di tutto definisci dove sei, non prendere iniziative, stai calmo e aspettami”.
Dopo una decina di minuti il commissario Ress raggiunse Alex al parco, costatando di persona ciò che era successo: i corpi giacevano in una pozza di sangue accanto ad un camion in una zona poco illuminata del parco.
Le vittime erano un signore di circa quarant’anni che si chiamava Marco Bolletta e il suo cane Whisky. Marco era un omino gracile, con dei lunghi baffi neri finissimi, delle folte sopracciglia che gli abbassavano lo sguardo e due radi ciuffetti di capelli sopra le orecchie. Whisky era un cagnolone, un Alano, di colore nero che presentava le stesse identiche ferite inferte anche al suo padrone. Era consuetudine che Marco Bolletta uscisse di casa ogni sera per andare al parco con il suo amato cane Whisky e allontanarsi così dalle urla isteriche della moglie.
Nei giorni seguenti, il commisario Ress pensando e ripensando all’accaduto e indagando segretamente sulla vita privata di Marco Bolletta, individuò i potenziali artefici del delitto:
1. Alex, il ragazzo strano dall’aspetto trascurato che quella sera aveva chiamato al commissariato e ipoteticamente avrebbe aggredito il sig. Bolletta per rubargli dei soldi.
2. Carlotta, moglie del sig. Bolletta; negli ultimi tempi il rapporto tra i due coniugi era deteriorato a causa dell’acquisto del cane da parte del sig. Bolletta che infastidiva costantemente il gatto della moglie.
A peggiorare una situazione già difficile c’era il sospetto della signora che suo marito tutte le sere, con la scusa di portare fuori il cane, si vedesse con un’altra donna,… il pensiero l’avrebbe accecata a tal punto da compiere un gesto simile!?.
Nei giorni delle indagini, durante un sopralluogo all’abitazione del sig. Bolletta, il commissario si era imbattuto in una strana scena: la vicina di casa, nota nel mondo dei servizi sociali come Alexandra Misultin, donna decisa, impulsiva e molto vendicativa che viveva il suo lavoro come una costrizione, cantava beatamente e allegramente in casa, comportamento strano secondo il commissario, perchè nei giorni precedenti aveva dichiarato di essere abbastanza legata ai coniugi.
Proseguendo nelle sue indagini, il commissario scoprì anche che Alexandra Misultin ogni mattina uscendo di casa per andare al lavoro si trovava davanti all’ingresso delle spiacevoli sorprese del cane del sig. Marco Bolletta e spesso e volentieri le calpestava inavvertitamente, innervosendosi. Questa situazione era stata più volte motivo di accesi dibattiti tra i due vicini di casa.
Le indagini continuarono e portarono il commissario Ress a interrogare la donna.
Dopo svariati colloqui, Alexandra si presentò in lacrime confessando che una sera, presa da un raptus di follia omicida dopo l’ennesima lite, seguì di nascosto il sig. Marco Bolletta al parco e nascondendosi dietro un camion parcheggiato lì di fronte, aspettò il momento migliore per colpire il povero sciagurato, tirò fuori il coltello da cucina che si era portata dietro e si avventò sull’uomo ferendolo a morte. Il cane, vedendo il suo padrone agonizzante a terra, tentò di aggredire la donna, ma questa sferrò dei colpi decisi anche su di lui, uccidendolo. Una volta accortasi di ciò che aveva fatto, nascose minuziosamente l’arma in un cespuglio e corse a casa sconvolta, ma contenta. Dopo questa confessione, il commissario arrestò la donna , la quale fu processata e condannata a vent’anni di reclusione in prigione per omicidio volontario premeditato.
Alex, che assieme alla moglie del sig. Bolletta, era uno dei sospettati, scosso dall’accaduto decise di cambiare la sua vita, riprese gli studi iscrivendosi alla facoltà di scienze della formazione primaria all’Università Cattolica di Milano, trovò una ragazza e divenne un ottimo insegnante stimato e amato.
La signora Carlotta, già fortemente turbata, finì in depressione e venne trasferita in un istituto di igiene mentale, dove trascorse tutto il resto della sua vita accompagnata dal suo fedele gatto.