Io sono il re
che voi da me?
Mi fai spaventare a furia di urlare.
Io sono il re che vuoi da me?
Di te non mi importa
guardavo la porta!
(Letta da Davide, scuola elementare Gandhi Laives-Bolzano)
Io sono il re
che voi da me?
Mi fai spaventare a furia di urlare.
Io sono il re che vuoi da me?
Di te non mi importa
guardavo la porta!
(Letta da Davide, scuola elementare Gandhi Laives-Bolzano)
Gobo so pare, goba so mare,
goba la figlia de la sorela,
l’era goba pure quela,
l’era goba pure quela.
Gobo so pare, goba so mare,
goba la figlia de la sorela,
l’era goba pure quela,
l’era goba pure quela la fameia dei gobon.
(recitata da Alessia della scuola elementare Gandhi di Laives, Bolzano)
I topi ballano e fanno acrobazie,
dicono, se il gatto sgattaiola
allora il topo stopoiola
e il cane scanaiola.
Ma il micio smiciola
e il riccio sricciola,
il tapiro stapirola
e il fachiro sfachirola,
il torrone storronola
e il micione smicionola…
(Letta da Angela)
Cozzo tozzo zozzo
scivolando percependo inzuppando
caviglia maniglia sopracciglia
velocemente congruamente fatalmente
allagando immergendo bagnando
anulare molare cellulare
ansimando dolorando urlando
meraviglia peripiglia poltiglia
severo pensiero nero
guardo rimango riemergo
leggero austero sentiero
sorridendo inchinando camminando
risate insensate maleducate
improbabile imprevedibile immaginabile
fortuna luna nessuna.
(Scritta e recitata da Daniela Veneri)
Vieni qui vieni qua
Salta qui e salta là.
Dai che inizia la partita
Ha già scelto la preferita,
come squadra e posizione,
occhio: pronto come un leone.
“Tu fai l’ala o l’attacante?”
Io ti blocco in un’istante!
Corro forte col pallone
Come il treno e il suo vagone,
“Ma se cado e poi io mi sbuccio?”
dai non fartene poi un cruccio.
Rido salto e son felice
E non penso alla cicatrice.
Eccomi qui eccomi la
Son tornato ancora qua
E non mollo fin che posso
Come il cane, il suo osso.
Ecco vedo il portiere
Me lo bevo in un bicchiere
Vado a sinistra e poi a destra
Tiro dritta come una balestra.
Goal goal gridan tutti,
Gli avversari son distrutti.
Ho lo scettro e la corona
Son più forte di Maradona.
(Scritta e recitata da Daniela Veneri)
Nominativi fritti, e Mappamondi,
E l’Arca di Noè fra due colonne
Cantavan tutti Chirieleisonne
Per l’influenza de’ taglier mal tondi.
La Luna mi dicea: che non rispondi?
E io risposi; io temo di Giansonne,
Però ch’i’ odo, che ‘l Diaquilonne
È buona cosa a fare i capei biondi.
Per questo le Testuggini, e i Tartufi
M’hanno posto l’assedio alle calcagne,
Dicendo, noi vogliam, che tu ti stufi.
E questo fanno tutte le castagne,
Pe i caldi d’oggi son sì grassi i gufi,
Ch’ognun non vuol mostrar le sue magagne.
E vidi le lasagne
Andare a Prato a vedere il Sudario,
E ciascuna portava l’inventario.
Recitata da Giulio Cappa
Passa un giorno, passa l’altro
mai non torna il prode Anselmo,
perchè egli era molto scaltro
andò in guerra e mise l’elmo…
Mise l’elmo sulla testa
per non farsi troppo mal
e partì la lancia in resta
a cavallo d’un caval.
La sua bella che abbracciollo
diede un bacio e disse: “va!”
e poneagli ad armacollo
la fiaschetta del mistrà
Poi donatogli un anello
sacro pegno di sua fe’,
gli metteva nel fardello
fin le pezze per i piè.
Fu alle nove di mattina
che l’Anselmo uscia bel, bel,
per andare in Palestina
a conquidere l’Avel.
Nè per vie ferrate andava
come in oggi col vapor,
a quei tempi si ferrava
non la via ma il viaggiator.
La cravatta in fer battuto
e in ottone avea il gilè,
ei viaggiava, è ver, seduto
ma il cavallo andava a piè
Da quel dì non fe’ che andare,
andar sempre, andare, andar…
quando a pie’ d’un casolare
vide un lago, ed era il mar!
Sospettollo… e impensierito
saviamente si fermò.
Poi chinossi, e con un dito
a buon conto l’assaggiò.
Come fu sul bastimento,
ben gli venne il mal di mar
ma l’Anselmo in un momento
mise fuori il desinar.
Il Sultano in tal frangente
mandò il palo ad aguzzar,
ma l’Anselmo previdente
fin le brache avea d’acciar.
Pipe, sciabole, tappeti,
mezze lune, jatagan,
odalische, minareti,
già imballati avea il Sultan.
Quando presso ai Salamini
sete ria incominciò,
e l’Anselmo coi più fini
prese l’elmo, e a bere andò.
Ma nell’elmo, il crederete ?
c’era in fondo un forellin
e in tre dì morì di sete
senza accorgersi il tapin.
Passa un giorno, passa l’altro,
mai non torna il guerrier,
perch’gli era molto scaltro
andò in guerra col cimier.
Col cimiero sulla testa,
ma sul fondo non guardò
e così gli avvenne questa
che mai più non ritornò.
(Recitata da Giulio Cappa)
Quando talor frattanto,
forse, sebben così,
giammai piuttosto alquanto
come perché bensì?
Ecco repente altronde,
quasi eziandio perciò,
anzi, altresì laonde
purtroppo invan; però…
Ma se per fin mediante,
quantunque attesoché,
ahi! sempre nonostante,
conciossiacosaché.
(Letta da Giulio Cappa)
Ambarabà Lillì Lillà,
tre contadini di qua e di là,
che viaggiavano in pineta
con le mogli e la moneta.
La moneta non basterà
Ambarabà Lillì Lillà.
(Scritta e recitata da Emanuele e Vanessa, classe seconda scuola primaria Collodi di Pineta di Laives, Bolzano)
Ciccia Bomba farmacista,
fa la cacca sulla pista,
ciccia bomba scivolò
e la gamba si spaccò.
(Scritta e recitata da Sara, classe seconda scuola primaria Collodi di Pineta di Laives, Bolzano)