Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
(Recitata da Ilaria Astone)
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Si andava per funghi
sui tappeti di muschio
dei castagni.
si andava per grilli
e le lucciole
erano i nostri fanali.
si andava per lucertole
e non ne ho mai
uccisa una.
si andava sulle formiche
e ho sempre evitato
di pestarle.
si andava all’abbecedario,
all’imbottimento primario
secon-terziario, mortuario.
si andava su male piste
e mai ne sono stato
collezionista.
si andava per la gavetta,
per l’occupazione,
per la disdetta, per la vigilanza,
per la mala ventura.
si andava non più per fughi
ma per i tempi lunghi
di un’ età più sicura,
anzi per nessun tempo
perché non c’era toppa
nella serratura.
(Recitata da Matilde Bignamini)
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Dopo tanta
nebbia,
a una
a una
si svelano
le stelle,
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo,
Mi riconosco
immagine
passeggera,
Presa in un giro
immortale.
(Recitata da Alessia Biffi)
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Il genio purtroppo non parla
Per bocca sua.
Il genio lascia qualche traccia di zampetta
Come la lepre sulla neve.
La natura del genio è che se smette
Di camminare ogni congegno è colto
Da paralisi.
Allora il mondo fermo nell’attesa
Che qualche lepre corra su improbabili nevate.
Fermo e veloce nel suo girotondo
Non può leggere impronte
Sfarinate da tempo,
indecifrabili.
(Recitata da Luca Cremonesi)
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Io vo… tu vai… si va…
Ma non chiedere dove ti direbbero una bugia:
dove non si sa.
E è tanto bello quando uno va.
Io vo… tu vai… si va…
Perché soltanto andare
In un mondo di ciechi
È la felicità.
(Recitata da Tommaso Bojocchi)
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M’illudo, non so: a volte
Oh, raramente! Sento
invisibili mani passare
sulla fronte,
e liberarmi dolcemente
da tristi pensieri:
allora non sono solo
a sopportare la lunga notte?
(Recitata da Giacomo Castagnino)
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Mi piacerebbe un giorno
Poter parlare
Con tutti gli animali.
Che ve ne pare?
Chissà che discorsi geniali
Sanno fare i cavalli,
che storie divertenti conoscono i pappagalli,
i coccodrilli, i serpenti.
Una semplice gallina
Che fa l’uovo ogni mattina
Chissà cosa ci vuole dire
Con il suo coccodè.
E l’elefante, così grande e grosso,
la deve saper lunga
più della sua proboscide:
ma chi lo capisce quando barrisce?
Nemmeno il gatto
Può dirci niente.
Domandagli come sta
Non ti risponde affatto.
O -al massimo- fa “miao”
Che forse vuol dire ciao.
(Recitata da Chiara Colmegna)
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Tante volte ripenso
alla mia cinghia di scuola
grigia, imbrattata,
che tutta me coi libri serrava
in un unico nodo
sicuro –
ne c’era allora
questo trascendere ansante
questo sconfinamento senza traccia
questo perdersi
che non è ancora morire –
Tante volte piango, pensando
alla mia cinghia di scuola.
(Recitata da Sofia Gerosa)
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Io non sono io.
Sono colui
che cammina accanto a me senza che io lo veda:
che a volte, sto a vedere,
e che, a volte, dimentico.
Colui che tace, sereno, quando parlo,
colui che perdona, dolce, quando odio,
colui che passeggia, là dove non sono
colui che resterà qui quando morirò.
(Recitata da Francesca Forni)
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La notte impone a noi la sua fatica
Magica. Disfare l’universo,
le ramificazioni senza fine
di effetti e di cause che si perdono
in quell’abisso senza fondo, il tempo.
La notte vuole che stanotte oblii
il tuo nome, i tuoi avi ed il tuo sangue.
ogni parola umana ed ogni lacrima,
ciò che poté insegnarti la tua veglia,
l’illusorio punto dei geometri
la linea , il piano, il cubo, la piramide, il cilindro, la sfera,
il mare, le onde, la guancia sul cuscino, la freschezza del lenzuolo
nuovo…
Gli imperi, i Cesari e Shakespeare
e , ancor più difficile, ciò che ami.
Curiosamente, una pastiglia può
svanire il cosmo e costruire il caos.
(Recitata da Claudia Scalera)
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