Archivio della categoria ‘Progetti delle scuole’


Che cosa fai - Edoardo Sanguineti (4 commenti)

Che cosa fai? (mi dicono sovente): io non rispondo niente ( qualche volta):
[oppure
rispondo invece (qualche volta): niente:
e certe volte dico: troppe cose per
[dirtele:
niente però che importa: e niente poi nemmeno che mi importa): (considerato
[che,
tira e molla, non mi importa di niente): (seguo soltanto, tante volte, appena,
questo basso bisbis di un bisbidis, che mi ronza qui dentro, debolmente, senza,
neanche più, diventarmi parola, frase, verso):
cerco una conclusione, finalmente:

recitato da Barbara Capece

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Ti libero la fronte dai ghiaccioli - Eugenio Montale (0 commenti, scrivi tu)

Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l’alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti.

Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole
freddoloso; e l’altre ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui.

Recitata da Rena De Bellis

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Dettaglio - Paolo Veronese (0 commenti, scrivi tu)

Le formiche morte
Sbadatamente appese, rapprese agl’esili fili
D’una ragnatela all’insaputa composta
In musicale perfezione
Sotto il davanzale
In un trionfo di natura su natura,
nella circolare cifra in cui tutto accade-accadde
somma degli atomi esistiti-esistenti;
le formiche estinte
in esilii di seta,
nelle carcasse minime, pazientemente resistenti
ora
riposano.

Recitata da Luca Grazioli

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TRIESTE - Umberto Saba (0 commenti, scrivi tu)

Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salito un’erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.

Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

Recitata da Vera Stassaldi

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NATALE - Giuseppe Ungaretti (0 commenti, scrivi tu)

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Napoli, il 26 dicembre 1916

Recitata da Anna Armanini

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Qui dove - Laino (2 commenti)

Qui dove sono guerre (da elencare)           da spighe immobili
e amori, nella brace spesso vedo          e fiori a ciocche avvolti
nomi e fatti, terre e acqua. O da una strada
che s’inerpica fino a un faro che           dietro questa ideale città
non si illumina, per essere più
di se stesso infine si sfa il timore
del viaggio. Ogni affollata strada, ogni
scala è una nascita, emerge da sé
un paesaggio di festa. S’ode azzurra
come lo Jonio, una (rara) confusione
di foglie poiché questa artificiale          si schiantavano ieri cerri, faggi
argilla domani sradicherà…

Recitata da Chiara Lo Iacono

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La fine di un’avventura (0 commenti, scrivi tu)

La scuola sta per terminare e dalle classi prime di Casteldelpiano inviamo la fine di un’avventura iniziata a settembre, dove i bambini sbarcavano in un’isola misteriosa…A questo punto non resta che raccontare la fine: essi, dopo aver imparato a leggere e a scrivere…state ad ascoltare l’ultima storia del Paese della Felicità!

bambini

ps: clicca sui bambini per vedere la storia su Youtube

Promemoria: a Videoleggere, tutte le storie dell’alfabeto

 

 

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Veglia - Giuseppe Ungaretti (0 commenti, scrivi tu)

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

Recitata da Annamaria Fumi

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“Rap egizio” della 4^A (naporap) (3 commenti)

I song ‘o Faraone:
Tutankhamon mi chiamm,
o popul nun parl
si po’ nun ‘o dic’ io.

Io sono il faraone:
mi chiamo Tutankhamon,
il popolo non osa parlare
senza il mio consenso.

Nui simm pover’omm
e faticamm sul,
si ‘o Nilo però s’arraggia
‘a terra è meglio ancora!!!

Noi siamo gli schiavi
e lavoriamo soltanto,
quando il Nilo straripa, però,
la terra diventa più fertile.

‘O juorn ca so’ muort
me fann l’operazione:
‘mbalsamatura e mummia
rint ‘a piramide stong’.

Quando muore un Egizio
sottopongono il suo corpo
al rito dell’imbalsamazione
e ne fanno una mummia.

Annanz ‘o dio Anubi,
comm dint ‘a Livella,
a pesatura fann
egghiaà, jamm bell!!!

Davanti al dio Anubi,
un po’ come ne ” ‘A livella” (di Totò),
gli fanno la pesatura dell’anima:
e dai, forza!

Nui tanti dii adoramm
e pur l’animal;
pittamm ‘ncopp e mmure
e pigliamm pure ‘e misure.

Siamo politeisti
e adoriamo alcuni animali;
affreschiamo le camere funerarie
e abbiamo inventato un sistema di misura.

Pe scrivere ‘na lettera
facimm ‘e pazziell:
sti pover criatur
- ih, quant mal ‘e cap -
però pazzein pure.

Per scrivere una lettera
usiamo i geroglifici: :)
è difficile per questi bambini
però giocano e si divertono pure.

Ci piace ‘e ci truccà
e pur assje ‘e mangià.
Nui simm - a verità -
na granda civiltà!!!

Ci piace truccarci ed abbigliarci
e anche mangiar bene.
In verità, noi siamo
una grande civiltà!!!

(Naporap elaborato dalla classe 4^A, II Circolo Don Bosco, Cardito (NA) in questi giorni torridi
e recitata da Salvatore Pio, Eduardo, Giulia, Mariarosaria, Paolo, Orlando, Chiara e di nuovo Orlando)

Clicca sull’immagine per il video
shaduf di Riccardo

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MERIGGIARE- Eugenio Montale (1 commento)

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Recitata da Marianna Giraudini

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