Archivio della categoria ‘Progetti delle scuole’


Una scalinata con più di centomila gradini - M. Achab; D. Vinjau; G. Vincifori (0 commenti, scrivi tu)

Le loro vite cadono
come foglie al vento.
Tra noi e loro c’è una scalinata
con più di centomila gradini.
La nostra vista rimane annebbiata
finché la pelle non viene raggiunta
dal medesimo dolore.
Bambini, con la speranza non ancora spenta:
vagano alla ricerca del loro sogno,
finché il tempo ingannatore
non lo spenga per sempre.
Uno specchio rotto, distrutto
dall’ambizione umana riflette
la nostra immagine in loro.
Una scalinata, che la vita sale
e scende bloccata da cancelli
per alcuni insuperabili.

Recitata da Mariagrazia Russo

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Novembre al Parco Reale (Franco Fortini) (0 commenti, scrivi tu)

Quella strada, mi sembra, porta
a Treviglio, quell’altra al lago di Como.
Guarda, vicino a quella panchina storta
c’è uno che lava la moto, e un altro uomo

più lontano, legge il giornale.
Verso l’autodromo qualcosa brucia; o sarà bruma.
Qui a Monza da tanti anni non ci venivo, ma è uguale
a tanti anni fa. Mica stoppie, è che fuma

la nebbia e sono appena passate le tre.
A destra vedrai le vecchie scuderie.
Non c’è da sbagliare. Trovi due vie:
una è per Sesto, la tua è davanti a te.

Recitata da Graziella Petone

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Prima di tutto vennero a prendere gli zingari (Bertold Brecht) (2 commenti)

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare

Bertold Brecht

(voce recitante di Antonella Cro)

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Il nostro volersi bene (0 commenti, scrivi tu)

Il nostro volersi bene di G. Colciago

Nel buio del silenzio
ho acceso la luce di un sorriso
e con il mio io schivo
la saggezza ho schiuso.
E nell’orbita di un universo
specchiato e cristallino
accendo il lume della vita
che senz’ombra
si getta nelle urla
di un unico destino.

Il nostro volersi bene!

Recitata da Tommaso Tornaghi

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In questa notte d’autunno - Nazim Hikmet (0 commenti, scrivi tu)

In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini

Recitata da Giovanna Brigante

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Lavandare - G. Pascoli (0 commenti, scrivi tu)

Giovanni Pascoli
Lavandare

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese

Recitato da Laura Ferrario

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Lentamente muore - Pablo Neruda (0 commenti, scrivi tu)

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicita’.

Recitato da Paola Candiano

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Potessero le mie mani sfogliare - Federico Garcia Lorca (0 commenti, scrivi tu)

Federico Garcia Lorca – “Potessero le mie mani sfogliare”

Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

Recitata da Laura Ferrario

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Alla Vita - Nazim Hikmet (0 commenti, scrivi tu)

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’ aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’ anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino a tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Recitata da Claudia Cinti

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Uomo del mio tempo - Salvatore Quasimodo (0 commenti, scrivi tu)

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t’ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
- Andiamo ai campi. - E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Recitata da Cristina Rossetti

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