Archivio della categoria ‘Poesie recitate da docenti’


Il sogno (John Donne) (0 commenti, scrivi tu)

Per nessun altro, amore, avrei spezzato
questo beato sogno.
Buon tema per la ragione,
troppo forte per la fantasia.
Sei stata saggia a svegliarmi. E tuttavia
tu non spezzi il mio sogno, lo prolunghi.
Tu così vera che pensarti basta
per fare veri i sogni e storia le favole.
Entra tra queste braccia. Se ti sembrò
più giusto per me non sognare tutto il sogno,
ora viviamo il resto.

(Recitata da Angiuli Angela)

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“The road not taken” by Robert Frost (0 commenti, scrivi tu)

Ne ho fatto richiesta perchè mi appartiene e la dedico a lui e agli altri… che hanno fatto della scelta il principio guida della loro vita

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
and be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear,
Though as for the passing there
Had worn them really about the same,
And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I–
I took the one less traveled by,
and that has made all the difference.

(Letta da edda :) )

...la legge morale in me.... e il cielo stellato sopra di me (Kant)

… la legge morale in me… il cielo stellato sopra di me… (Kant)

Did, non è difficile capire chi metterò per “O capitano, mio capitano”

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Non lasciare che abitino rospi (R. Didoni) (0 commenti, scrivi tu)

Non lasciare che abitino rospi
Nella tua pancia sottile
Non lasciare grovigli di sospiri
Sospesi tra un respiro e l’altro
Erutta rumorosamente le tue colpe
I tuoi affanni sfogali sugli altri
Importati di te sola in questo mondo
Amaro di vendette e sogni

(Recitata da Nicomarti)

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Lentamente… di Pablo Neruda (0 commenti, scrivi tu)

Dedicata a chi si sforza giorno dopo giorno di non arrendersi anche se è dura :)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede
uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una splendida felicità.

(Letta da Angela)

ps. credo che lentamente muoia anche chi è perennemente raffreddata :)

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Se più non fossi viva (Emily Dickinson) (0 commenti, scrivi tu)

Se più non fossi viva
Quando verranno i pettirossi,
Date a quello con la cravatta rossa
Per ricordo una briciola.

Se non potessi ringraziarvi
Perché immersa nel sonno,
Sappiate che mi sforzo
Con le mie labbra di granito!

(Recitata da Gadler Sara)

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Er mercato de Piazza Navona (G. Belli) (0 commenti, scrivi tu)

Ch’er mercordí a mmercato, ggente mie,
sce siino ferravecchi e scatolari,
rigattieri, spazzini, bbicchierari,
stracciaroli e ttant’antre marcanzie,

nun c’è ggnente da dí. Ma ste scanzìe
da libbri, e sti libbracci, e sti libbrari,
che cce vienghen’a ffà? ccosa sc’impari
da tanti libbri e ttante libbrarie?

Tu ppijja un libbro a ppanza vòta, e ddoppo
che ll’hai tienuto pe cquarc’ora in mano,
dimme s’hai fame o ss’hai maggnato troppo.

Che ppredicava a la Missione er prete?
“Li libbri nun zò rrobba da cristiano:
fijji, pe ccarità, nnu li leggete”.

(Recitata da Scappiti Samantha)

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Con il solo inferno (C. Villa) (0 commenti, scrivi tu)

lo e lei piuttosto adatti
–lei con le pinne, io

un martin pescatore con lattuga
da paggio–, durante questo dito

di mare propizio,
con il solo inferno di non parlare

–temendo che ci si capisca–;
e commossi per l’energia spesa,

lei è proprio pecora, e, divezza
la testa sull’erba,

ha il corpo nero in un fiatone
per uno sport, in cui

vince chi più, cioè,
come il pane, lo usa e ne mangia.

(Recitata da Roberto Didoni)

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La luce di G. Pellegrino (0 commenti, scrivi tu)

La luce guardò in basso
e vide le tenebre:
“Là voglio andare” disse la luce.

La pace guardò in basso
e vide la guerra:
“Là voglio andare” disse la pace.

L’ amore guardò in basso
e vide l’odio:
“Là voglio andare” disse l’ amore.

Così apparve la luce
e inondò la terra
così apparve la pace
e offrì riposo;
così apparve l’ amore
e portò la vita.

“E il Verbo si fece carne
e dimorò in mezzo a noi”.
...e la luce apparve...

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Il cigno di Jules Renard (0 commenti, scrivi tu)

Come una candida slitta, scivola sulla vasca, di nuvola in nuvola.
Di nuvole ha fame, tutte di bambagia, che vede nascere, navigare, perdersi nell’acqua.
Ne vuole una. La punta col becco e, d’improvviso, tuffa il collo vestito di neve.
Poi, come un braccio di donna sboccia da una manica, lo ritira.
Nulla. Guarda: le nuvole spaventate sono scappate via.
Resta solo un attimo perplesso, perchè le nuvole non stanno molto a tornare e laggiù, dove muoiono le increspature dell’acqua, eccone un’altra che si riforma.
Dolcemente sul suo lieve cuscino di piume, il cigno rema e si approssima. Si sfinise a pescar vani riflessi, e forse morirà, vittima di questa illusione, prima di acciuffare un solo pezzetto di nuvola. Ma che dico? A ogni tuffo, fruga col becco nella emlma grassa e ne estrae un verme. Ingrassa come un’oca.

(Testo descrittivo connotativo recitato da Vincenzo, Giosuè, Viviana, Domenico della classe 4^ A - Don Bosco, Cardito (NA)

Così lo immagina Francesco

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Tu mi abbandoni (0 commenti, scrivi tu)

Tu mi abbandoni
Io ti lascio
Fuggo da te
Tu vai via
Ti perdo
Mi perdi
Mi ricordo di te
Tu riesci a dimenticare?
Ci ascoltiamo nel silenzio
Che il giorno
E la notte
Con rispetto
Ci offrono in dono

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